Economia sommersa: tra piaceri e lavoro nero, anche nel campo della comunicazione

L’economia sommersa rappresenta sia una tematica tabù che una zona grigia. L’importanza di affidarsi a professionisti di settore in regola con le normative, ad iniziare da quelle tributarie

Anche nel campo della comunicazione il lavoro nero è all’ordine del giorno, specie tra i tanti fruitori di trattamenti di quiescenza anticipata che arrotondano le loro non magre entrate con qualche lavoretto extra, soprattutto per occupare parte del loro tanto tempo libero.

In Italia esistono troppe pecore nere. Si tratta di persone che non dichiarano la propria attività, non pagano tasse, non compiono investimenti, non creano posti di lavoro e di fatto danneggiano l’intera economia e società. La conseguenza di questo fenomeno, sul fronte opposto, sono i carichi sempre più rilevanti che sono costretti a sostenere le aziende e i professionisti regolari regolari. Realtà che in tal modo vedono la propria competitività sempre più in pericolo, intaccata da quegli operatori che nel quantificare le loro spettanze non inseriscono i costi tributari, pensionistici, gli ammortamenti per gli investimenti sostenuti, ecc., tanto da essere decisamente competitivi sul lato dei puri costi, mentre su quello della qualità la cosa è tuta da dimostrare.

Chi guida un’attività economica deve fronteggiare ogni giorno delle nuove sfide: pagare le tasse, adempiere agli obblighi normativi, far fronte alla burocrazia, occupare e formare i propri collaboratori, sopportare la pressione derivante da concorrenza ed investimenti e molto altro ancora. Gli operatori economici onesti non devono essere penalizzati solo in quanto alcuni prendono la via più semplice ed aggirano la legge.

Ultimamente i confini tra legalità ed illegalità sono sempre più confusi. La crescente digitalizzazione fa la sua parte: chiunque s’improvvisa autore di testi o di impaginazioni di prodotti editoriali, ci s’improvvisa fotografi anche con un semplice cellulare, si sfruttano programmi piratati per non pagare i costosi diritti d’uso e i relativi aggiornamenti. Si prestano questi servizi come secondo lavoro o come passatempo, salvo essere impreparati in presenza di condizioni operative delicate o in emergenze, dove la professionalità e la preparazione dell’operatore serio fa premio.

Una statistica dell’OECD 2017 parla chiaro: quando si tratta di economia sommersa, l’Italia è ai vertici dell’Unione Europea. A rimetterci in questa situazione sono coloro i quali rispettano i disposti normativi e pagano tutte le tasse e i contributi.

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